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“Nella vita di ognuno esisterà quel suono; quel particolare suono, qualsiasi cosa sia, che fa rallentare i battiti del cuore e per il quale la nostra anima si mette in allerta. Questo suono sarà diverso per ognuno di noi. Per me, sarà sempre quello dell’incavo delle nocche che bussano a una porta di legno” (“Stupro a pagamento” di Rachel Moran).
La prostituzione non è una scelta libera. La prostituzione non è un lavoro come un altro. La maggior parte delle donne che ne è vittima ci arriva per scappare da situazioni gravi o complicate. Quanto può segnare nel corpo e nell’anima essere usata, umiliata, stuprata, violentata psicologicamente ogni giorno per anni? Per sopravvivere a quell’orrore quotidiano ci si deve dissociare dal proprio corpo.
La porta è ciò che separa la prostituta dal cliente, è l’ultimo baluardo che la protegge dalla violenza. Dietro la porta c’è la schiavitù di migliaia di donne che la società denigra, che emargina, che non aiuta ad integrarsi. Dietro la porta ci sono la tristezza e il terrore.